Non mi è facile raccontare di tutto ciò che abbiamo visto e di tutti i
musei visitati, perchè i ricordi si accavallano e le immagini si rincorrono,
tra le cose apprese e visitate, i divertimenti e le risate con i miei compagni
di classe e professori accompagnatori: Balzano, Romano, Gallo, Plescia,
Martucci e la preside Emma Tarulli.
Sicuramente è stata una bellissima e interessantissima esperienza,
irripetibile!
Il campo-scuola è durato dal 18 al 21 Aprile 2012, era da molto tempo
che speravo di andare a Torino.
Finalmente è arrivato il momento: giorno 18 aprile 2012, ore 8,55!
L'appuntamento per la partenza, per me ed i miei compagni di scuola,
con rispettive famiglie e professori, per tutti alla stazione Tiburtina di
Roma.
Eccoci al binario e dopo un quotidiano appello tutti sul treno...e si
parte!
Subito tutti affacciati al finestrino del treno a salutare mamme,
papà, nonni, zii...bene il viaggio era finalmente iniziato.
Viaggiavamo velocissimi, sul treno Freccia Rossa e mentre parlavamo,
ridevamo e giocavamo a carte, passavamo per Firenze, Bologna e Milano. E' stato
un bel viaggio lungo, comunque con la solita allegria che non manca mai tra i
compagni di classe.
Arrivati a Torino vi era una guida adattenderci. Come prima cosa siamo
saliti su un pullman per fare un tour panoramico della città di Torino.
Abbiamo potuto amirare vari castelli, case, fontane, piazze, giardini,
statue, chiese, monumenti e tanto altro.
La cosa più affascinante è stato il fiume Po, il fiume più lungo
d'Italia, anche se a Torino non è ancora molto grande.
Passando per il centro abbiamo potuto osservare come ogni palazzo
fosse formato da archi e tutti di ugual altezza, per volere dell'architetto che
progettò la pianta di Torino.
Il "Monte dei Cappuccini" fu la prima cosa visitata. Ospita
la chiesa di "Santa Maria del Monte" firmata da Ascanio Vitozzi nel
1584.
Abbiamo proseguito verso l'Abbazia di Superga.
Nel 1706 la città venne invasa dall'esercito Franco-Spagnolo di Lugi XIV insieme alle forze alleate austriache ed alle
milizie piemontesi. Il Duca Vittorio Amedeo II e il principe Eugenio di Savoia
salirono allora sulla collinetta di Superga e il Duca fece voto alla Madonna:
promettondo che se avesse vinto avrebbe costruito proprio in quel punto una
chiesa in onore a Maria.
Abbiamo potuto, così, ammire una sala con i ritratti di tutti i Papi
tra cui anche quello del Papa attuale, Benedetto XVI. La guida ci ha spiegato
che ogni volta che si aggiungeva un nuovo dipinto bisognava spostare tutti gli
altri, ma per l'ultimo ritratto hanno preferito evitare. Il Papa attuale si
trova sempre nella colonna centrale.
Infine ci siamo recati alle tombe dei reali di Savoia che si trovano
nei sotterranei della Basilica di Superga.
Vi sono le tombe della famiglia reale, non solo del re ma amnche delle
moglie e figli. Al centro la tomba del re Carlo Alberto. Una lapide commemora
invece Carlo Felice di Savoia, che preferì essere sepolto ad Altacomba. Una
sala dedicata alle tombe reali di bambini che per fortuna non è stata riempita,
ma vi sono anche le tombe di alcune madri.
Al termine della visita siamo andati in hotel, che in realtà non si
trovava proprio a Torino, ma a Nichelino.
Neanche scesi dal pullman, abbiamo avuto il piacere di conoscere il
direttore dell'albergo che subito ci ha raccomandati di: non sporcare, non fare
chiasso, non rompere nulla, essere puntuali la mattina a colazione, non avere
alcun contatto con gli altri ospiti dell'albergo e non andare fuori dalle
camere dopo l'orario di
"copri-fuoco" stabilito da professori e da lui. Ovviamente tutte cose
normali e giuste, anche se non abbiamo avuto la possibilità di organizzare
alcuna festiciola che sarebbe stata tanto gradita.
Arrivati all'interno dell'hotel abbiamo scaricato i bagagli e ci hanno
assegnato le rispettive camere. Io la condividevo con la mia amica Sofia.
Così ci siamo preparati per la cena. Dopo cena purtroppo non abbiamo
avuto l'occasione di fare molto, essendo già abbastanza tardi, e così siamo
andati a dormire quasi subito.
Al secondo giorno è stata una sveglia fortissima, proveniente dal
telefono dell'albergo e collegata a tutte le camere da noi occupate, a
svegliarci alle sette del mattino. Nonostante fossimo ancora un pò stanchi,
siamo scesi per fare colazione tutti insieme e poi abbiamo ripreso a camminare
per la città.
Dopo aver visitato più attentamente Torino, abbiamo potuto notare
alcune differenze con Roma, per esempio Torino è più ricca di fiori, ha spazi
più grandi e quindi sembra che vi sia meno gente in circolazione, ovviamente è
più fredda ed è ricca di bandiere italiane, essendo orgogliosa d'essere stata
la prima capitale italiana.
Arrivati a Piazza Castello abbiamo potuto ammirare la facciata del
Teatro Regio. Il teatro e' stato inaugurato nel 1971 e spicca per la sua
architettura sobria ed elegante. Da dietro si poteva vedere la guglia della
Mole Antonelliana.
Costruzione ardita e geniale dell'architettura ottocentesca, la Mole Antonelliana,
incomincia la sua storia nel 1862 quando la comunità ebraica di Torino,
acquista il terreno in Via Montebello e decide di fare edificare una Sinagoga
per celebrare l'emancipazione concessa loro da Carlo Alberto. La Mole dopo una fase di
ristrutturazione interna ed esterna ospita il Museo Nazionale del Cinema. La Mole Antonelliana
con i suoi 163m di altezza è l'edificio in muratura più alto del mondo.
Accanto al Teatro Regio si trova il Palazzo degli archivi, uno dei più
importanti in Italia che Juvarra costruì per Carlo Emanuele III.
Successivamente abbiamo fatto visita alla chiesa di San Lorenzo,
capolavoro del barocco religioso d'Europa. La chiesa è adiacente alla
cancellata del palazzo reale. Sulla facciata una lapide ricorda i caduti in
Russia ed in alto vi è una campana.
Emanuele Filiberto, duca di Savoia, e suo cugino Filippo II, re di
Spagna, combattono contro i francesi nelle Fiandre nel 1557. Fanno voto di
erigere nei loro paesi una chiesa in onore del santo, ricordato nel giorno
della eventuale vittoria; vincono il 10 agosto: festa di S. Lorenzo. In Madrid
Filippo II fa erigere l'Escorial, con chiesa dedicata a S. Lorenzo.
Emanuele Filiberto non potendo erigere subito una chiesa, entrato a
Torino nel 1562 fortifica la città e
restaura la cappella ducale, dedicandola a S. Lorenzo. La cappella che oggi precede
l'ingresso nella Real Chiesa.
Nel 1563 Torino diventa capitale della Savoia ed Emanuele Filiberto
nel 1578 trasferisce, per la prima volta e definitivamente, la Sindone da Chambery a
Torino per favorire il pellegrinaggio di San Carlo Borromeo, arcivescovo di
Milano, venuto a piedi per venerare il Santo Telo, come ringraziamento per la
fine della peste. Nell'occasione la
Sindone è posta sull'altare della cappella di S. Lorenzo.
Alla Messa era presente il poeta Torquato Tasso che in ricordo ha scritto una
poesia. Nel 1580 muore Emanuele Filiberto; ne seguono anni di guerre e di
espansioni territoriali del ducato. Guarino Guarini, padre teatino, architetto,
è invitato a Torino dal duca Carlo Emanuele II nel 1666 e riceve dal duca
sabaudo l'incarico di edificare una nuova chiesa dedicata a S. Lorenzo.
L'inaugurazione della stessa avviene il 12 maggio 1680: poco più di 13
anni per costruire la complessa struttura. Chiuso il lanternino, Guarino
Guarini celebra la santa Messa alla presenza di tutta la corte Sabauda (come
documentato negli archivi di stato. Viene cantato il Te Deum di ringraziamento,
musicato per l'occasione dal maestro Giovan Battista Carisio. Guarini morirà a
Milano nel 1683 a
59 anni.
Abbiamo visitato la biblioteca reale, dove ci siamo divisi in due
gruppi. La biblioteca riportava numerosi volumi e disegni preziosi tra cui
anche l'autoritratto di Leonardo da Vinci. Al
piano superiore, dalla loggia che dà su Piazza Castello, Re Carlo
Alberto dichiarò la Prima
Guerra d'Indipendenza il 23 marzo del 1848.
In seguito abbiamo attraversato Via Po e siamo passati davanti al
Caffè Mulassano, dove sono stati girati famosi film.
Successivamente ci siamo recati a Palazzo Madama, di cui Guido Gozzano
disse al riguardo:
«La casa dei secoli
è il Palazzo Madama. Nessun edificio racchiude tanta somma di tempo, di storia,
di poesia nella sua decrepitudine varia. [...] Il Palazzo Madama è come una
sintesi di pietra di tutto il passato torinese, dai tempi delle origini,
dall'epoca romana, ai giorni del nostro Risorgimento.»
Il Palazzo Madama è un complesso architettonico e storico situato
nella centrale piazza Castello a Torino. È patrimonio mondiale dell'UNESCO. Nel
palazzo ha sede il Museo Civico d'Arte Antica di Torino. Si tratta di un
connubio di due mila anni di storia del Piemonte: eretto dai romani.
Palazzo Madama imponente al centro della piazza veniva utillizzato da
Maria Cristina di Francia.
Salendo abbiamo potuto avere una panoramica dall'alto di Piazza
Castello.
Terminata la visita ha cominciato un po' a piovere e siamo andati a
mangiare, dopo una lunga attesa.
Dopo aver pranzato siamo andati al Museo Civico di Pietro Micca e
dell'assedio di Torino.
La costruzione fu realizzata nel 1961 in occasione per il
centenario dell'Unità d'Italia. Nel museo sono esposti gli oggetti ritrovati
nella galleria e modelli che illustrano il sistema di gallerie sotterranee. In
una di queste stanze viene anche proiettato un episodio di Pietro Micca nella
notte tra il 29 e il 30 agosto 1706. Il museo è direttamente collegato alle
gallerie sotterranee e così vi siamo entrati. Abbiamo notato la loro gli spazi
ridotti: stretti e bassi, perchè gli uomini di quel tempo avevano una statura
più piccola rispetto alla nostra.
Nel 1958 fu ritrovata nel sottosuolo di Torino la celebre sala dove il
minatore Pietro Micca fece esplodere la mina che impedì la penetrazione nemica
verso la città assediata. Da questa scoperta archeologica nacque nel 1961 il
museo di Pietro Micca che presenta al pubblico l'originale ambiente delle
gallerie della Cittadella. L'antica
capitale del Ducato di Savoia riappare con interessanti ricostruzioni e con
precisi ricordi storici.
Terminate le interessantissime visite abbiamo avuto un pò di tempo
libero e così, tornati nel centro di Torino ci siamo divisi in due gruppi:
maschi e femmine. Il gruppo delle femmine accompagnato dalla professoressa
Martucci ha fatto un giro per i negozi di Via Roma.
Alla fine la classe si è ricomposta e abbiamo fatto rientro in
albergo. Come sempre molto stanchi, ci siamo preparati per la cena.
Finita la cena ci è stato concesso un momento di svago e poi siamo
andati a dormire.
Al terzo giorno come sempre ci siamo preparati e dopo la colazione ci
siamo rimessi in cammino.
Arriviamo all'mponente Palazzo Reale. Iniziato nel 1646 dalla madama
reale Cristina di Francia per sostituire il vecchio palazzo del Vescovo,
conserva intatta la facciata di Carlo Morello. L'edificio, con cortile interno,
fu residenza dei re di Sardegna fino al 1859 e di Vittorio Emanuele II, re
d'Italia, fino al 1865. Le decorazioni e gli arredi interni testimoniano il
succedersi dei numerosi artisti che vi lavorarono dal XVII al XIX secolo.
Salendo per le scale ornate di statue e dipinti ottocenteschi, si giunge al
primo piano. Nell'ampio Salone degli Svizzeri, con fregio dei fratelli Antonio
e Gian Francesco Fea, raffigurante i
Fasti della stirpe sassone di Vitichindo, da cui discenderebbe casa Savoia.
Seguono la sala degli Staffieri o delle Virtù alle pareti spiccano gli arazzi
della serie di Don Chisciotte; la sala dei Paggi o delle Vittorie, con tele e
decorazioni del secolo XVII. Si passa nella sfarzosa sala del Trono, allegoria
della Pace di Jan Miel nella volta. La sala delle Udienze e quella del
Consiglio. Notevole il Gabinetto Cinese, rivestito di lacche originali. Passata
la camera da letto di Carlo Alberto, si giunge nella sala della Colazione, con
soffitto e fregio seicenteschile. Seguono le stanze dell'appartamento della
Regina: la camera da letto, la Camera di lavoro, il
Gabinetto di toeletta, il pregadio, la
sala delle Cameriste, la stanza della Macchina e la cappella privata della
Regina, decorata su disegno di Benedetto Alfieri .Si passa nella Sala da
pranzo, con arazzi della manifattura torinese, e nella Sala del Caffé. Nella
fastosa Camera dell'alcova è collocata una parte della collezione di Carlo
Alberto di vasi giapponesi e cinesi. E la Sala da ballo, con colonne di marmo bianco. Al
secondo piano vi sono altri appartamenti dei duchi di Savoia e dei duchi
d'Aosta, con decorazioni e arredi dei secoli XVIII-XIX visibili in occasioni
particolari.
Al termine della visita siamo saliti sul pullman e arrivati al
ristorante "Le Fonderie Ozam".
Dopo ci siamo recati a "La Venaria reale". La Reggia di Venaria Reale è
una delle maggiori residenze sabaude in Piemonte. Paragonabile per grandezza
alla reggia francese di Versailles che fu costruita tenendo a mente il progetto
della dimora reale piemontese. La costruzione risale alla metà del Seicento,
per volere del duca Carlo Emanuele II di Savoia desideroso di avere una nuova
residenza. Ampliata successivamente e modificata nella sua architettura nel
corso dei secoli, la Reggia
di Venaria fu utilizzata a scopi militari per quasi due secoli. Dopo un lungo
periodo di completo abbandono la Regione Piemonte ha avviato un complesso progetto
di restauro durato molti anni che ne ha recuperato parte dell'aspetto barocco
originario.
All'entrata una serie di dipinti dei re di Savoia. Abbiamo potuto
apprendere della paura dei re di Savoia verso l'acqua.
Meravigliosa la Galleria
di Diana
La cosa sicuramente più bella di Venaria sono i Giardini Reali,
immensi e ricchi di fiori. Con la bella giornata non abbiamo potuto far a meno
di scattarci qualche foto tra di noi e alla bellissima reggia di Venaria Reale.
Terminata la visita, considerando che avevamo ancora del tempo, siamo
andati in un centro commerciale, dove abbiamo potuto girare liberamente, con il
patto di essere puntuali, di fronte al pullman all'orario prestabilito.
Dopo abbiamo fatto rientro in hotel, come sempre stanchi ci siamo
preparati per la cena.
Considerando che quella fosse l'ultima sera insieme, la preside ha
deciso di fare una bella passeggiata notturna, tutti insieme per Nichelino.
Non avendo la possibilità di organizzare qualche festa, e anche se
fosse molto tardi abbiamo deciso di uscire.
Così si sale a prendere le giacche, magari per vestirci un po' più
pesanti e tutti a passeggio! Come prima tappa il parco giochi, allora nemmeno
fossimo alle elementari e tutti sulle altalene, scivoli e dondoli!
Poi abbiamo fatto una passeggiata su un grande piazzale e infine tutti
seduti a terra in torno ad una panchina, dov'erano i professori, e commentare
il campo-scuola, se ci fosse piaciuto, le nostre opinioni, i lati positivi ed
anche quelli negativi. Complessivamente è stata una bella gita.
Abbiamo fatto rientro in hotel nel cuore della notte, in punta di
piedi.
Il quarto giorno, l'ultimo, svegliatici stanchi, facciamo colazione e
poi si riprende la marcia!
Siamo arrivati a Palazzo Carignano, uno dei più celebri esempi del
barocco con facciata sinuosa e rivestimento in mattone.
Il palazzo Carignano, o del risorgimento, è una delle più originali
costruzioni del barocco, fu realizzata nel 1679-1684 da Guarino Guarini su
incarico del principe Emanuele Filiberto il muto, figlio di Tommaso di
Carignano.
Dal vestibolo due scaloni in curva portano al piano nobile, dove era
il salone delle feste trasformato nel 1848 in aula del Parlamento subalpino.
Il palazzo venne raddoppiato dal lato interno con la creazione
dell'ala ottocentesca di Giuseppe Bollati su disegno di Gaetano Ferri , con
facciata verso piazza Carlo Alberto.
Questa, con monumento equestre a Carlo Alberto, è delimitata sul lato
opposto dalla facciata neoclassica delle ex scuderie del principe di Carignano.
Palazzo Carignano, dove nacquero Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II, fu sede
del primo Parlamento subalpino e poi del primo Parlamento italiano, fino al
trasferimento della capitale a Firenze nel 1865. Ospita attualmente il museo
Nazionale del Risorgimento italiano, la Deputazione subalpina di Storia patria,
l'Istituto di Studi di Storia del Risorgimento e la Soprintendenza per
i Beni Artistici e Storici del Piemonte.
Successivamente siamo andati a mangiare in un ottimo ristorante, anche
se per quattro giorni abbiamo sempre mangiato patate a pranzo e a cena.
Terminato il pranzo ci siamo recati al famoso Museo Egizio di Torino.
Bisogna dirlo: La cosa più interessante! Il museo Egizio di Torino è
il più grande al mondo, solo dopo quello del Cairo.
All'interno abiamo potuto riscoprire la storia degli antichi egizi.Vi
erano statuette, sarcofagi, mummie, pergamene che rappresentavano il giudizio
delle anime, ossia alla morte il defunto doveva affrontare il giudizo degli
dei, che pesavano il suo cuore sulla bilancia, il defunto doveva fare una
specie di confessione al contrario, ossia dire tutto ciò che non aveva fatto.
Se il defunto aveva detto il vero e non aveva commesso colpe, la sua anima era
più leggera di una piuma ed egli poteva iniziare una nuova vita nell'aldilà,
nel "campo delle canne", il paradiso degli Egizi; se era stato
bugiardo e aveva commesso gravi colpe, veniva divorato da un mostro.
Durante la "pesatura" dell'anima poteva capitare che Anubi,
il dio-sciacallo, inclinasse la bilancia a favore del cuore del defunto, per
faciglitarli il passaggio nell'adilà.
Vi erano anche bellissimi sarcofagi che funzionavano come delle
matriosche, due per le donne e tre per gli uomini.
Vi erano anche alcune mummie integre grazie al processo di
mummificazione degli antichi egizi. Quando si moriva venivano seppellite
attorno al defunto le cose più care: i suoi attrezzi da lavoro. Questo ha
permesso di riconoscere l'antico lavoro che praticavano gli egizi prima di
morire.
La sala più curiosa ed affascinante è stata quella con le statue e
egizie e le sfingi. Molte volte vicino alle statue dei re vi disegnavano anche
i servi e gli schiavi più piccolini.
Al termine della visita non potevamo lasciare Torino senza comprare il
dolce e famoso cioccolato.
E così, saliti sul pullman, dopo un appello di controllo per
verificare di non lasciare nessuno a Torino, ci siamo incamminati sulla via del
ritorno. Ed eccoci tornare alla stazione, era esattamente qui che eravamo solo
quattro giorni fà, quando ancora non avevamo visto nulla della bellissima
Torino. Ed ora eccoci qua ricchi del sapere sulle più belle meraviglie di
questa città.
Arrivati al binario, anche se volevamo comprare qualcosa per la cena,
per paura di perdere il treno siamo saliti subito ed abbiamo preso i posti.
Nessuno era triste, forse perchè eravamo ancora tutti insieme e quando
siamo insieme non finisce mai il divertimento. Si può dire che in treno ci
siamo dati alla pazza gioia, abbiamo giocato, riso, parlato, ci siamo
divertiti. Avrei voluto che quel viaggio non finisse mai. Forse eravamo un po'
tutti pensierosi, ma in fondo sono le cose più belle che durano di meno e
passano più velocemente delle altre. Che dire questa gita mi è piaciuta
moltissimo, è stata divertente ed interessante...no! Così sarebbe il solito
finale e persino troppo banale. Non esistono parole per esprimere le proprie
emozioni perchè al di là dell'indubbia bellezza dei paesaggi, l'importanza dei
musei e l'imponenza dell'archittettura dei luoghi visitati, ciò che rimarrà per
sempre nei miei ricordi saranno le risate con i miei compagni di classe,
l'emozione del mio primo campo-scuola, la preouccupazione ed il grande coraggio
della mia professoressa che ci ha accompagnato in questa grande ed
indimenticabile avventura!
Amalia Ungaro (III C)
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